Sabato mattina, il 27 gennaio 2024, ci ha lasciato Alessandro, membro della squadra agonistica della Shentao fino al 2020. La sua storia nel judo, segnata da passione e impegno, è stata interrotta dalla combinazione di lockdown e impegno universitario nel 2020. Molti hanno chiesto come Alessandro ci abbia lasciato, ma preferisco concentrarmi su come ha vissuto, specialmente dal punto di vista judoistico.
Alessandro è stato non solo un atleta talentuoso ma anche un ragazzo eccezionale: gentile, educato e rispettoso nei confronti miei e dei suoi compagni, i quali lo ricordano con affetto. La sua timidezza e introversia sembravano svanire durante gli allenamenti, dove metteva sempre il massimo impegno, allenandosi con la testa bassa e una dedizione incondizionata. In competizione, la sua timidezza si trasformava in una forza inarrestabile; un guerriero forte, talentuoso ed estroverso.
Dotato di un’intelligenza sopra la media, Alessandro ha partecipato a innumerevoli trasferte con un sorriso sempre presente, anche se dietro di esso si celava un’ombra di insoddisfazione, un lato oscuro che si poteva scorgere attraverso i suoi occhi. Ho avuto l’onore di condividere con lui momenti speciali, come alla Turin Cup, dove, chiamato a sostituire diverse categorie, ha affrontato ben venti incontri, oltre alla sua gara ufficiale. Era esausto ma felice, il judo gli permetteva di esprimersi, di liberare la negatività accumulata.
Alessandro, nonostante la sua introversia, qualche volta riusciva a parlare della sua vita con me. Il suo sguardo, simile a quello di chi si lacera dentro, era un richiamo a un’insoddisfazione profonda, uno sguardo che conosco bene. Il judo, per me, è stato un mezzo per affrontare simili sfide, e sembrava stesse aiutando anche lui, finché è stato interrotto da quel maledetto lockdown.
Ho cercato di far capire ad Alessandro l’importanza di accettare le emozioni, sia positive che negative, di fare judo anche con esse, sfruttando il concetto di difesa “Yawara”, cedere all’attacco per portarlo a proprio favore, cedere alle emozioni senza farsi sopraffare dalle stesse, ognuno di noi ha i suoi demoni contro cui lottare. Ma il judo gli è stato tolto, un duro colpo che ha lasciato un vuoto incolmabile.
La mamma di Alessandro ha raccontato che continuava a dire che sarebbe tornato a judo la settimana prossima, lo diceva da molto tempo, ma che forse non ha avuto il coraggio di chiamarmi. La sua prematura partenza è un mistero, e continuo a riflettere su cosa abbia potuto spingerlo a compiere quel gesto.
Non possiamo tornare indietro, ma possiamo proseguire portando con noi il ricordo di Alessandro. Non dobbiamo giudicare il suo gesto; siamo tutti, in qualche modo, responsabili, spesso catturati dalla frenesia di una società che non ci concede il tempo di occuparci di noi stessi, figuriamoci degli altri.
Lasciandoci con un peso nel cuore, ricordiamo Alessandro come colui che ha indossato il judogi con passione. La federazione oggi gli conferisce la cintura nera 1° dan postuma, ma immagino che lassù indosserà la cintura bianca doppia, per ripartire da un livello superiore.
Ciao Alessandro, ad ogni allenamento, ad ogni gara, ad ogni trasferta, tu sarai sempre con noi. La tua assenza sarà sentita profondamente. Che tu possa trovare la pace eterna.
Il tuo maestro.